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Due secoli per scoprire il segreto di Goya che lo avrebbe messo in serio pericolo

La storia dell’arte è ricca di misteri e di segreti che rendono questo meraviglioso mondo ancora più avvincente, perfino agli occhi dei non appassionati.

Peraltro, l’avanzare delle tecniche di analisi e di ispezione delle opere d’arte ci sta donando dei risvolti davvero inattesi, con delle sorprese che, anno dopo anno, si fanno sempre più fitte e intense: il merito è principalmente riconducibile alla radiografia ai raggi X, alla riflettografia a infrarossi e alla fluorescenza ultravioletta, che consentono di scoprire più a fondo un’opera d’arte.

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Un famoso dipinto di Goya cela un segreto che è stato possibile ora portare alla luce – labiennale.it – Fonte Wikimedia Commons

Queste tecniche di imaging, infatti, ci permettono di comprendere che cosa si cela dietro la superficie di un’opera d’arte, rivelando le vere intenzioni dell’artista al di là di quelle che sono deducibili a occhio nudo.

Il ritratto di Don Ramòn Satué di Francisco Goya

Ebbene, questo è quanto è capitato al Rijksmuseum di Amsterdam, dove gli studiosi hanno esaminato a fondo il ritratto di Don Ramòn Satué di Francisco Goya, un’opera d’arte che… ne nasconde un’altra.

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Ecco il ritratto di Don Ramòn Satué di Francisco Goya e il dipinto che si cela sotto l’opera d’arte oggi visibile – labiennale.it – Fonte Listverse.com

Le tecniche di imaging hanno infatti consentito di scoprire che, in realtà, dietro il personaggio raffigurato se ne nasconderebbe un altro e… compresa la storia, non è difficile capire perché Goya abbia voluto celarlo.

Secondo gli studiosi, infatti, il personaggio che si nasconderebbe dietro quello in superficie sarebbe Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone. E sono gli stessi studiosi a suggerire che probabilmente il ritratto è stato coperto per motivi politici, considerato che Giuseppe Bonaparte fu re di Spagna tra il 1808 e il 1813 e che Goya aveva lavorato per il governo francese.

Insomma, per evitare ogni tipo di problema Goya ha preferito intervenire nuovamente sul suo dipinto, nascondendo agli occhi degli ammiratori quanto era accaduto sulla sua opera d’arte. O, almeno, lo ha fatto fino ad oggi: le nuove tecnologie impiegate, con la radiografia a scansione a raggi X ad alta intensità sviluppata dall’Università di Anversa e dalla Delf University of Technology (la stessa che ha permesso di compiere una simile scoperta in un quadro di Van Gogh due anni fa), ha permesso di differenziare i diversi materiali presenti sull’opera, facendo venire alla luce il “vero” dipinto.

Un’altra dimostrazione di come la tecnologia possa aiutare la storia dell’arte a ricostruire pagine finora nascoste.

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