La storia dell’arte è sempre prolifica di storie più o meno bizzarre che, anno dopo anno, sono arrivate fino a noi.
Una di quelle più intriganti è quella che vede come protagonista Bruno Amadio, conosciuto con lo pseudonimo di Giovanni Bragolin, pittore e insegnante dell’Accademia di Belle Arti a Venezia.
Specializzato in diversi soggetti, le sue opere più famose sono sicuramente legate alle 27 tele che ritraggono dei bambini piangenti o in atteggiamenti imbronciati. Tele che però, contrariamente alle attese non piacquero tantissimo all’artista, tanto che finì con il firmarle sotto falso nome, quello di uno zio.
La leggenda metropolitana sulle opere dei bambini
A ben vedere, però, la notorietà di queste opere non è legate alla loro pur apprezzabile visione artistica, bensì a causa di una leggenda metropolitana che voleva che i quadri fossero causa di terribili sventure se appesi al muro.
La leggenda vuole che l’origine di questa maledizione è da ricercarsi nel fatto che Giovanni Bragolin avesse stretto un patto con il Diavolo affinché le sue creazioni avessero successo. In cambio, però, le opere sarebbero state maledette. Altri ritenevano invece che per ritrarre i bambini così imbronciati, l’artista avrebbe maltrattato i suoi giovani modelli, orfani, poi periti in un incendio e ritornati per vendicarsi.
Qualsiasi sia l’origine di queste dicerie, il fatto certo sembra essere legato al primo evento che riguarda le opere d’arte: il 3 settembre 1985 a Rotherham, in Inghilterra, una casa venne del tutto distrutta da un incendio e l’unica cosa a essere ritrovata intatta fu proprio una replica di un quadro maledetto di Giovanni Bragolin.
La stampa locale, cavalcando questo genere di curiosità, iniziò ad affermare che la stessa cosa avvenne anche in altri casi. Il 4 settembre il Sun pubblicò l’articolo intitolato “Blazing Curse of the Crying Boy!“, in cui si sosteneva che le tele spiritate causassero la combustione degli ambienti in cui erano esposti.
La questione finì con l’essere molto sentita, considerato che tra gli anni ’50 e ’70 furono stampate migliaia di copie di questi quadri e molti li avevano appesi tra le mura domestiche. Si scatenò dunque il panico generale: l’isteria collettiva fu ulteriormente montata dallo stesso Sun, che, utilizzandola come trovata pubblicitaria, spronò i propri lettori a inviare in redazione i quadri maledetti, per poi organizzare un rogo con gli oltre 2.500 pervenuti.
Ad ogni modo, dopo il rogo non si verificarono più incidenti simili…