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Non solo colori, tempere e pigmenti: si può dipingere con i prodotti della tua cucina

Forse non ci hai mai pensato, ma la tua cucina può essere un luogo ricco di modi per dipingere in maniera alternativa!

Quando si parla della presenza della cucina all’interno di un’opera d’arte, la prima cosa che viene in mente è un genere in particolare: la natura morta. Molto spesso relegata ad un ruolo secondario o comunque di supporto, come sfondo o contorno ai protagonisti delle scene pittoriche.

Cibo nell'arte
Natura morta con pomodori, cipolle, agli, cetrioli, pane e utensili da cucina, Luis Egidio Meléndez, Arcade Gallery, Londra (labiennale.it)

Mano a mano nel corso dei secoli la natura morta è diventa un oggetto di una riflessione più approfondita. Di solito incontriamo rappresentazioni di fiori, frutta e oggetti di uso quotidiano che assumono anche dimensioni concettuali e simboliche. Ma c’è un altro modo di pensare alla cucina nell’arte ed è la preparazione stessa dei colori. Ma in che senso?

La tavolozza dei colori si può trovare direttamente in cucina: dipingere col cibo

Tradizionalmente, i pigmenti utilizzati per dipingere avevano diverse origini. Alcuni colori venivano da particolari insetti, come il rosso. Colori, invece, come il blu venivano da pietre preziose come lapislazzuli. Ma ci sono dei colori che possono essere ricavati direttamente dal cibo o per essere più precisi, possono subire un processo di trasformazione e miglioramento con l’aggiunta di alcuni ingredienti culinari.

In particolare, parliamo delle sperimentazioni e teorie di Cennino Cennini, pittore italiano del XV secolo che fu allievo di Agnolo Gaddi, che a sua volta era figlio di Taddeo Gaddi, uno dei principali discepoli di Giotto.

Cennino Cennini ha tra le sue opere tradizionali Madonne col bambino e polittici, ma l’opera per cui si ricorda maggiormente è una opera letteraria. Parliamo di un trattato sulla pittura, il Libro dell’arte che è tra più importanti manuali sulla pittura dell’arte italiana ed europea. Vanta anche il primato di essere il primo trattato in lingua volgare, dunque maggiormente accessibile. Scritto nel XV secolo, contiene molte informazioni su tecniche artistiche e trucchi del mestiere, tra cui quella di utilizzare del cibo mescolato ai colori.

Tavolozza in cucina
Frontespizio de Libro dell’Arte di Cennino Cennini e Madonna col Bambino tra angeli e santi, Cennino Cennini, collezione privata (labiennale.it)

Il libro si disegna in diversi capitoli, alcuni dedicati al disegno, altri agli arnesi del mestiere, altri ancora alle diverse tecniche pittoriche. Ci sono dei capitoli che trattano in maniera specifica il tema del colore, come crearli e come utilizzarli. Il capitolo 150, in particolare parla di come formare alcuni mordenti, ossia delle sostanze che permettono al colore di fissarsi meglio sulla tela e sui vari supporti. Proprio qui Cennini ci svela alcuni segreti.

In particolare, i due ingredienti che reputava particolarmente utili sono l’aglio ed il formaggio. Per quanto riguarda l’aglio, poteva essere mescolato al colore per ottenere un mordente particolarmente efficace soprattutto quando bisogna andare ad operare su supporti in ferro.

Per quanto riguarda il formaggio, invece, veniva utilizzato per produrre una sorta di colla. Era preferibile utilizzare del formaggio stagionato che veniva messo a mollo per un giorno intero in acqua, veniva poi grattato ed impastato con la calcina, una sorta di malta fatta di acqua e sabbia. L’aggiunta del formaggio la rendeva particolarmente resistente.

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